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Fermare la tragedia della guerra prima che...

Leone XIV

Leone XIV: fermare la tragedia della guerra prima che diventi una voragine irreparabile

Accorato appello del Papa a fine Angelus, alla luce delle "notizie allarmanti" dal Medio Oriente dopo il bombardamento Usa su tre siti nucleari iraniani e l'immediata risposta missilistica di Teheran contro città israeliane. Il Pontefice avverte dal rischio che cada nell'oblio la sofferenza di Gaza e altri territori: "L'umanità grida e invoca la pace", afferma, chiamando in causa i membri della comunità internazionale e la diplomazia perché "faccia tacere le armi".
 
 
 
 
 
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Fermare la tragedia della guerra prima che...

Leone XIV: tacciano le armi e si lavori per la pace attraverso il dialogo

Sorelle e fratelli, continuiamo a pregare perché dovunque tacciano le armi e si lavori per la pace attraverso il dialogo

Al termine dell’Angelus, il Papa assicura la sua preghiera per le vittime dell’esplosione avvenuta al liceo Barthelemy Boganda di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, che ha causato 29 morti e centinaia di feriti. In occasione della solennità dei santi patroni Pietro e Paolo, rivolge un pensiero “carico di affetto” ai sacerdoti della diocesi di Roma, incoraggiandoli nel loro ministero. Saluta i pellegrini ucraini, rinnovando la sua vicinanza: “Prego sempre per il vostro popolo.”
 
Edoardo Giribaldi - Città del Vaticano

“Sorelle e fratelli, continuiamo a pregare perché dovunque tacciano le armi e si lavori per la pace attraverso il dialogo.”

 

 

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Leone XIV: tacciano le armi e si lavori per la pace attraverso il dialogo

LETTURA DEL GIORNO

SABATO 5 LUGLIO 2025

Dal libro della Gènesi
Gn 27,1-5.15-29

Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più. Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli disse: «Figlio mio». Gli rispose: «Eccomi». Riprese: «Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte. Ebbene, prendi le tue armi, la tua farètra e il tuo arco, va’ in campagna e caccia per me della selvaggina. Poi preparami un piatto di mio gusto e portamelo; io lo mangerò affinché possa benedirti prima di morire». Ora Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù. Andò dunque Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa.
Rebecca prese i vestiti più belli del figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe; con le pelli dei capretti rivestì le sue braccia e la parte liscia del collo. Poi mise in mano a suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva preparato.
Così egli venne dal padre e disse: «Padre mio». Rispose: «Eccomi; chi sei tu, figlio mio?». Giacobbe rispose al padre: «Io sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai ordinato.
Àlzati dunque, siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica». Isacco disse al figlio: «Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!». Rispose: «Il Signore tuo Dio me l’ha fatta capitare davanti». Ma Isacco gli disse: «Avvicìnati e lascia che ti tocchi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù o no».
Giacobbe si avvicinò a Isacco suo padre, il quale lo toccò e disse: «La voce è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù». Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo fratello Esaù, e lo benedisse. Gli disse ancora: «Tu sei proprio il mio figlio Esaù?». Rispose: «Lo sono». Allora disse: «Servimi, perché possa mangiare della selvaggina di mio figlio, e ti benedica». Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli bevve.
Poi suo padre Isacco gli disse: «Avvicìnati e baciami, figlio mio!». Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò l’odore degli abiti di lui e lo benedisse:
«Ecco, l’odore del mio figlio
come l’odore di un campo
che il Signore ha benedetto.
Dio ti conceda rugiada dal cielo,
terre grasse, frumento
e mosto in abbondanza.
Popoli ti servano
e genti si prostrino davanti a te.
Sii il signore dei tuoi fratelli
e si prostrino davanti a te i figli di tua madre. 
Chi ti maledice sia maledetto
e chi ti benedice sia benedetto!».

VANGELO DEL GIORNO

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9,14-17
 

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno.
Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano».

LE PAROLE DEI PAPI

“A vini nuovi, otri nuovi”: la novità del Vangelo. Cosa ci porta il Vangelo? Gioia e novità. Questi dottori della legge erano chiusi nei loro comandamenti, nelle loro prescrizioni. San Paolo, parlando di loro, ci dice che prima che venisse la fede, cioè Gesù, noi tutti eravamo custoditi, come prigionieri, sotto la legge. (…) E quando Gesù rimprovera questa gente, questi dottori della legge, li rimprovera di avere il popolo non custodito dalla legge, ma schiavo di tante piccole leggi, di tante piccole cose che si dovevano fare. Paolo distingue bene: figli della legge e figli della fede, a vini nuovi, otri nuovi. Per questo la Chiesa chiede a tutti noi alcuni cambiamenti. Ci chiede di lasciare da parte le strutture caduche - non servono - e prendere otri nuovi, quelli del Vangelo. Non si può capire la mentalità - per esempio - di questi dottori della legge, di questi teologi farisei, non si può capire la loro mentalità con lo spirito del Vangelo. Sono cose diverse, lo stile del Vangelo è uno stile diverso che porta alla pienezza la legge, sì, ma in un modo nuovo: è il vino nuovo in otri nuovi. (Papa Francessco - Omelia Santa Marta, venerdì 6 settembre 2014)

 

 

FONTE:  Vatican News

LETTURA DEL GIORNO

Esplosione a Roma

La parrocchia in campo

Esplosione a Roma, la parrocchia del quartiere in campo per aiutare le famiglie

San Gerardo Maiella ha messo i suoi locali a disposizione della Protezione Civile per distribuire acqua e pasti caldi alle persone le cui abitazioni dovessero risultare inagibili. Il parroco don Roberto Landi: “Tutti i fedeli sanno che possono contare su di noi, per qualsiasi necessità”
 
 
 
 
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Esplosione a Roma

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