La UE viene percepita dai più (forse troppi) come una realtà lontana, fredda, fatta solo di burocrazia e di obblighi di cui non facciamo parte fino in fondo. Una Comunità di Stati che pensa al centralismo dimenticandosi delle identità nazionali. Una UE che non distribuisce i migranti e vuole che solo pochi Stati li accolgano e se ne prendano a carico, pesando sulle casse degli Stati che accolgono e sui contribuenti. Questi i pensieri dei più… purtroppo… e dimenticano il PERCHE’ sia nata la UE.
L’arcivescovo mons. Delpini afferma: «Questa esasperazione del sovranismo mi sembra un’insistenza a fini elettorali più che l’interpretazione del sentimento autentico della gente nella quale, in questi anni, è cresciuto il senso di appartenenza all’Unione. Quello dell’immigrazione è un problema affrontato e regolato male ed è stato ridotto a un insieme di slogan a fini elettorali. Il fenomeno è molto più complesso, interessante e promettente anche se contiene tante insidie e difficoltà».
L’UE è un punto di forza per tutti, soprattutto se vediamo nelle diversità dell’altro un tesoro per tutti noi. Una ricchezza. Un dono prezioso che ci arricchisce e non ci impoverisce. Purtroppo, sotto le elezioni, tutto diventa “politica” e anche il negativo o il “gestito male” diventano ordine del giorno e pura verità. Sotto le elezioni lo spirito del populismo diventa “faro di verità” e cancella in un baleno tutto ciò che di giusto e di vero è stato fatto. Cancella anche l’identità della missione del cristiano: quella di accogliere come ha fatto Gesù. Ci fa dimenticare le nostre radici cristiane, quello che abbiamo imparato sulle ginocchia dei nostri anziani e appreso dalla sapienza del cuore di molti sacerdoti, religiosi, suore e pontefici che ci hanno guidato.
«Bisogna chiedersi – continua mons. Delpini - se la politica debba assecondare le emozioni più istintive e le paure più irrazionali dei cittadini o esercitare un dialogo su progetti comuni. Il populismo induce ad arroccarsi più che a sognare, coltivare speranze, a immaginare percorsi comuni per costruire una società più solidale e giusta». La politica è l’uso del potere legittimo per il raggiungimento del bene comune della società: bene comune che, come afferma il Concilio Vaticano II, “si concreta nell’insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani, nelle famiglie e nelle associazioni il conseguimento più pieno e più spedito della propria perfezione” (Gaudium et spes, 74).
Il credente che fa politica - e vuole farla ‘da cristiano’ - deve agire con disinteresse, cercando non l’utilità propria, né del proprio gruppo o partito, ma il bene di tutti e di ciascuno, e quindi, in primo luogo, di coloro che nella società sono i più svantaggiati.
I Padri Fondatori dell’Europa: Schuman, De Gasperi, Spinelli, Adenauer, Henri Spaak per citare i più “famosi” hanno voluto che l’Europa una CARTA che proclamasse i diritti e di princìpi della sua esistenza. Essi sono: DIGNITA’, LIBERTA’, SOLIDARIETA’ , UGUAGLIANZA, CITTADINANZA e GIUSTIZIA. Perché ce ne dimentichiamo così spesso?
Papa Francesco ci sta mostrando, fin dall’inizio del suo ministero di Vescovo di Roma e Pontefice, che i gesti comunicano più di qualsiasi discorso o di una predica. Il primo passo per accogliere veramente significa fare spazio dentro di noi, comporta un avvicinarsi deciso e nello stesso tempo delicato all’altro che percepiamo essere in difficoltà o nel bisogno. L’accogliere quindi conduce a farsi vicini, a non essere freddi e insensibili, a non aspettare necessariamente che l’altro “bussi” alla mia porta di casa. L’accoglienza porta ad essere persone che ascoltano, che cercano di comprendere le ferite e il dolore dell’altro. L’accoglienza si realizza dove al centro c’è la persona da accogliere e non il mio desiderio di sentirmi a posto per offrirgli qualcosa. Naturalmente accogliere significa davvero essere disposti a “patire” con e per l’altro.