Il Papa invita i giovani a scuotersi dal torpore e dalla “felicità del divano”, invitandoli a mettersi in cammino. Da giovani del divano a giovani con le scarpe, "meglio ancora con gli scarponcini calzati", per andare per le strade seguendo la pazzia del nostro Dio che ci insegna a incontrarlo nell'affamato, nell'assetato, nel nudo, nel malato, nell'amico che è finito male, nel detenuto, nel profugo, nel migrante. Giovani con le scarpe per lasciare un'impronta nella storia, per difendere dignità e libertà che altri vorrebbero costringere in spazi limitati e ristretti.
Francesco usa un linguaggio diretto. Parla di imbambolati, intontiti. "Cari giovani, noi non siamo venuti al mondo per vegetare, per passarcela comodamente. Siamo venuti per lasciare un'impronta", per essere protagonisti nella storia. E poi li ha ammonito a rifuggire da vecchie e nuove droghe, anche "quelle socialmente accettate che finiscono per renderci schiavi. Le une e le altre ci tolgono la libertà.
Infine l'invito a darsi la mano, per "questo ponte primordiale", ha detto Francesco. "È il grande ponte fraterno, e possano imparare a farlo i grandi di questo mondo, ma non per la fotografia, bensì per continuare a costruire ponti sempre più grandi. C'è tempo ancora per una domanda per i tanti giovani che ascoltano in silenzio. "Ci stai? Cosa rispondono le tue mani e i tuoi piedi al Signore, che è via, verità e vita?". La risposta spetta a ciascuno di noi.