Però questo vale anche per alcuni membri della Chiesa, come nel caso dell’istituto Sodalicio de Vida Cristiana, il cui fondatore è anche accusato anche di abusi… Nella chiesa c’è corruzione?
Si c’è. Nella storia della chiesa sempre ci sono stati i corrotti. Il caso del Sodalicio ha avuto inizio con una persona che sembrava avere molte virtù, investigando dopo la sua morte si è trovato che aveva una doppia vita. Poi c’è stata una denuncia di abuso non solo sessuale, ma anche di manipolazione di coscienza per il fondatore. Il processo è arrivato alla Santa Sede, si è data una condanna senza che la persona venisse espulsa. Ora vive da sola, con una persona che lo aiuta. Questa persona si dichiara innocente e ha fatto appello alla Segnatura apostolica che è la suprema corte di giustizia: ora è in appello. Il processo è stata l’occasione perché altre vittime aprissero un loro processo civile ed ecclesiale. La giustizia civile, che in questi casi di abuso è sempre conveniente, è un diritto. Sono emerse cose sfavorevoli nei confronti della figura del fondatore. Insomma, c’erano tanti aspetti non chiari e ho per questo mandato un visitatore nella persona del cardinale Tobin, che sta a sua volta scoprendo ancora cose non chiare a livello economico. Uno studio ha quindi raccomandato di commissariare il Sodalicio e oggi è commissariato. Un caso simile è quello dei Legionari di Cristo che già è stato risolto: Benedetto non tollerava queste cose e io ho imparato da lui a non tollerarle.
Lei ha parlato duramente contro gli abusi. Però parlando del vescovo di Osorno Juan Barros ha accusato di calunnia le vittime. Perché non crede alle vittime e crede a Barros?
Sugli abusi proseguo la linea della tolleranza zero iniziata da Benedetto XVI. In cinque anni non ho firmato nessuna richiesta di grazia. Quando si toglie a un prete che ha abusato lo stato clericale la sentenza è definitiva, questa persona però ha il diritto di fare appello. Se anche l’appello conferma la prima sentenza può appellarsi al Papa e chiedere la grazia. In cinque anni ho ricevuto venticinque richieste di grazia, ma non ne ho firmata nessuna. Il caso del vescovo Juan Barros l’ho fatto investigare. Non risultano evidenze di colpevolezza. Non è venuta nessuna vittima per il vescovo Barros, non si sono presentati, se ci fossero sarei il primo ad ascoltarli. Per cambiare posizione sono necessarie evidenze altrimenti non posso che applicare il motto nemo malo nisi probetur.