Il Papa rivolge – come era fortemente atteso da molte parti – un discorso articolato e complesso. Diretto e senza giri di parole, ricorda il comandamento “non uccidere” al centro delle dieci parole consegnate dal Dio di Mosè proprio sul Monte Sinai. “In quanto responsabili religiosi siamo dunque chiamati a smascherare la violenza che si traveste di presunta sacralità”. “Ripetiamo un no forte e chiaro ad ogni forma di violenza, vendetta e odio commessi in nome della religione o in nome di Dio. Insieme affermiamo l’incompatibilità tra violenza e fede, tra credere e odiare. Insieme dichiariamo la sacralità di ogni vita umana contro qualsiasi forma di violenza fisica, sociale, educativa o psicologica”.
L’unanità non deve più vivere stagioni di violenza”, dice il presidente egiziano Al-Sisi a Papa Francesco, nell’incontro con le Autorità del Paese. Mai come in questo periodo l’Egitto sta vivendo sulla propria pelle l’ombra oscura del terrorismo. È una vera e propria piaga che sta gettando il Paese nella povertà e nella paura. E l’incontro con le autorità politiche del Paese è per papa Francesco occasione per pronunciare un accorato appello per la pace in tutta la regione del Medio Oriente, in particolare per Palestina e Israele, per la Siria, per la Libia, per lo Yemen, per l’Iraq, per il Sud Sudan!