Chiamati tutti a testimoniare l’annuncio essenziale, la dichiarazione di amore del Signore Gesù verso i sui figli, «radunati per la professare la fede, anche se dolorosamente divisi, ma sinceramente desiderosi di pace e di riconciliazione».
È questo che l’Arcivescovo chiede ai rappresentanti e ministri delle Chiese cristiane presenti in Duomo per il Pontificale solenne dell’1 gennaio 2020. Speranza e augurio che si estende ai moltissimi fedeli che prendono parte alla Celebrazione, tra cui coloro che hanno camminato per le vie del centro di Milano, nella marcia organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, portando striscioni di pace e i cartelli con i nomi dei Paesi ancora segnati da guerre e persecuzioni. Concelebrano il Rito, una ventina di sacerdoti tra cui i vescovi monsignor Francesco Brugnaro e Paolo Martinelli.
Dalla signoria del Signore, come espresso nella Lettera ai Filippesi, si avvia la riflessione dell’Arcivescovo.
«Questa professione di fede nella signoria di Gesù può suonare il riconoscimento di un dominio che si impone, di un trionfo che pretende la sottomissione, di una autorità che chiede obbedienza. Gesù è Signore: tutti quindi devono adorarlo. Invece noi sappiamo che la Signoria di Gesù che si è umiliato fino alla morte e alla morte di croce, non è la rivelazione di un potere mondano. È invece una dichiarazione di amore» verso gli uomini chiamati, così, a condividere la vita del Figlio.
«Gesù, nel frammento della sua storia e nell’umiliazione della sua obbedienza, si fa vicino a ogni frammento della storia e a ogni umiliazione per dire: io vi amo, amo anche te che non mi conosci, io amo anche te, che mi rifiuti, io amo anche te che mi disprezzi, io amo anche te che mi ritieni una minaccia per la tua libertà, io ti amo e ti libero e ti salvo; io amo anche te, che temi una religione che ti impone regole e sacrifici: ti amo senza pretendere niente, ti amo e quanto desidero che tu sia felice e perciò mi sacrifico per te; amo anche te che ti sei fatto una idea fantastica e confusa di un dio minaccioso che non esiste, anche te che hai costruito una filosofia bizzarra di un dio lontano e indifferente, di un dio ambiguo ed enigmatico».
Per questo siamo discepoli, donne e uomini in cammino e diventiamo, quindi, operatori di pace, sottolinea il vescovo Mario che cita il Messaggio per la 53esima Giornata Mondiale della Pace di papa Francesco, «che ascoltiamo sempre con tanto affetto, ammirazione e che ci istruisce e guida con sapienza».