L’ arcivescovo di Monreale mons. Michele Pennisi giudica “un errore togliere il crocifisso dalle aule delle nostre scuole”. Lo storico Franco Cardini afferma: «Trovo che questa estensione della tolleranza fino ai limiti concettualmente possibili sia una contraddizione in termini, un paradosso che può essere divertente finché rimane a livello intellettuale ma poi diventa paralizzante e assolutamente stupido. Il Crocifisso rappresenta la nostra identità culturale profonda, non è soltanto un atto di fede. Quando io, occidentale credente, vado in una sinagoga o in una moschea, non mi sento offeso perché mi trovo in luoghi nei quali si nega la divinità di nostro Signore Gesù Cristo, ma capisco invece il lato positivo del mio porsi in rapporto con queste culture».
Paola Ricci Sindoni, docente di Morale alla Facoltà di Lettere e filosofia di Messina sostiene: «Certo che è sbagliato togliere il Crocifisso perché siamo in una cultura che ha nel suo Dna una profonda radice cristiana, indipendentemente dal fatto che poi questo Cristianesimo debba essere vissuto individualmente». Sappiamo che da troppo tempo si parla di questo poiché l’affissione del Crocifisso è legata ad una regio decreto del 1924 poi rettificato nel 1928 e 1928. Però anche nel Concordato del 1984 venne ripreso e non abrogato. Tanto che il Parlamento chiese l’intervento della Consiglio di Stato affinché desse una interpretazione finale se mettere o togliere il Crocifisso.
Nel 1988 il Consiglio di Stato si è espresso a favore della permanenza di queste rege normative, autonome rispetto al contenuto del Concordato e ritenute compatibili con le norme costituzionali. Particolarmente significativi alcuni passaggi di questo parere: anzitutto il Crocifisso «a parte il significato per i credenti, rappresenta il simbolo della civiltà e della cultura cristiana, nella sua radice storica, come valore universale, indipendente da specifica confessione religiosa; ma anche occorre considerare che la Costituzione repubblicana, pur assicurando pari libertà a tutte le confessioni religiose, non prescrive alcun divieto alla esposizione nei pubblici uffici di un simbolo che, come quello del Crocifisso, per i principi che evoca e dei quali si è già detto, fa parte del patrimonio storico. Né pare, d'altra parte, che la presenza dell'immagine del Crocifisso nelle aule scolastiche possa costituire motivo di costrizione della libertà individuale a manifestare le proprie convinzioni in materia religiosa». (cfr: numero 63 del 27 aprile 1988).
L’ex ministro dell’Istruzione Gelmini così ha detto: «Il crocifisso non è un elemento di arredo, ma la testimonianza delle radici del nostro Paese. La sua presenza sulle pareti delle aule scolastiche, contrariamente a quel che pensa il ministro Fioramonti, non impedisce di esprimersi agli studenti di altre culture e religioni, ma sta lì a ricordare che la laicità che il ministro liberamente rivendica è conseguenza diretta proprio delle radici cristiane dell’Italia e dell’Europa».
L’ex ministro PD dell’Istruzione Fioroni ribadisce: «Il crocefisso nelle aule? Mi sembra opportuno ricordare che duemila anni di storia costituiscono un “patrimonio indisponibile” dell’Italia in quanto tale. Dunque rientra nella saggezza di un governo escludere dal perimetro delle sue operazioni un azzardo manipolatorio della coscienza nazionale». Fonti che arrivano dalla sede del M5S affermano: «Togliere il crocifisso dalle scuole non è un tema all'ordine del giorno per il Movimento 5 Stelle. Le scuole italiane hanno ben altri problemi, seri e concreti, da affrontare. Messa in sicurezza degli istituti, e loro ammodernamento, aumento degli stipendi di insegnanti e personale sono le priorità».
Allora perché questo piccolo “oggetto” fa così paura? perché dà fastidio? Perché lo si vede come un pericolo? Perché lo facciamo diventare oggetto di divisione? Perché si vuole trasmettere ai ragazzi un valore negativo e oppressivo della fede e del cristianesimo? Perché il demonio dilaga nell’ignoranza e nel potere. Perché non si vuole che il Popolo pensi e professi la sua fede in libertà e gioia. Perché si deve creare tensione fra la gente affiche’ dimentichi i veri problemi in cui viviamo: mancanza di lavoro, crisi della famiglia, nuovi generi di “famiglie”, abbandono dei ragazzi e giovani a sé stessi, cultura dell’odio e del denaro, annientamento del povero, che dà fastidio, e di chi chiede aiuto, guerre, egoismo dilagante, cultura della morte, e potremmo continuare. Il Crocifisso, emblema della cristianità, non è soltanto il simbolo di Gesù, vero uomo e vero Dio, che ha donato la Sua vita in riscatto dei peccati del mondo; fondamento della fede di oltre un miliardo di cristiani.
A tal proposito, per quanto concerne l’importanza biblica del Crocifisso. Gesù Crocifisso ha anche una valenza simbolica condivisa da molti non credenti. Per questo valore simbolico universale il Crocifisso viene esposto in molti luoghi pubblici frequentati anche da non cristiani i quali, ben difficilmente, contestano tali valori universali! Troviamo il Crocifisso nei tribunali affinché i giudici, chiamati ad amministrare in modo corretto e vero questo alto ufficio, guardino a Gesù che riassume la perfetta giustizia e l’infinita misericordia. Non solo, ma la sua Crocifissione da un lato rappresenta l’ingiusta condanna subita e dall’altro lato costituisce un monito per tutti i giudici di ogni tribunale affinché si prodighino per una giustizia equa.
Lo troviamo negli ospedali e nei luoghi di cura ed accoglienza poiché simboleggia l’incomparabile amore che Gesù ha avuto verso l’umanità sofferente e costituisce un invito alla conversione ed uno stimolo a ricorrere alla Sua infinita misericordia. Lo troviamo nei luoghi pubblici: uffici, negozi, sale della comunità, sale per riunioni perché Gesù si è sempre prodigato per il prossimo ed ha invitato tutti i suoi discepoli a fare altrettanto.
Il Crocifisso in questi luoghi rappresenta un incomparabile emblema di servizio al prossimo, chiamato “pubblico” ai nostri giorni. Lo troviamo in tutte le scuole del mondo. E’ lì a braccia aperte per ricordarci il suo infinito amore ed il suo dono d’amore. Gesù ha predicato la necessità di amare il prossimo, di desiderare il suo bene al pari del nostro e di essere al servizio dei fratelli. Concetti che possono essere rifiutati soltanto da quanti non li condividono!
G.P.