«I vestiti si tagliano su misura. No a ricette pronte»
La famiglia “è un amore per sempre che salverà il mondo”. Lo ha ripetuto diverse volte in questi anni il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia – Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, fin da quando era vescovo di Arezzo e più di recente durante il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia. E lo ribadisce a Dublino, nel corso del IX Incontro mondiale delle famiglie sul tema “Il Vangelo della famiglia: gioia per il mondo” (22 – 26 agosto). Parole che, afferma in una riflessione intitolata “Accompagnare, discernere e integrare: l’umana fragilità secondo l’ Amoris laetitia“, non sono “un’espressione retorica ma un grido pieno di speranza”. E questo amore, che è “la formidabile testimonianza di fede che la famiglia è in grado di dare al mondo contemporaneo” attraverso i suoi talenti – carità coniugale, amore sponsale, spirito di donazione, primo annuncio del Vangelo, impegno educativo e generatività – deve essere valorizzato, “ma senza nascondere le ferite che la affliggono”. Il presidente della Cei invita pertanto a non nascondersi dietro “un ideale di famiglia in astratto”, bensì a confrontarsi con ciò che essa è realmente: “la cellula fondante, bellissima e fragile, di un corpo sociale sempre più sfibrato e caratterizzato, da un lato, da una cultura individualista a tratti esasperata che colpisce ogni forma di relazione umana e, dall’altro lato, da una cultura dello scarto che emargina tutto ciò che non è utile”.
E se la “via caritatis” è la strada indicata dall’Esortazione apostolica di Papa Francesco, essa chiede a tutti, spiega Bassetti, di assumere “lo sguardo del samaritano” per “curare le ferite all’interno della famiglia e tra le famiglie”. Inoltre, secondo il porporato, anche nella pastorale familiare occorre “sviluppare l’arte del rammendo: l’arte di ricucire le relazioni umane”.
Consolidare i matrimoni per prevenirne le rotture, chiede Amoris laetitia. Per questo, chiosa il presidente della Cei, “una delle odierne sfide pastorali più importanti” consiste “nell’accompagnare chi si avvia alle nozze a gustare la bontà del vino nuovo di Cana di Galilea”. Ma ciò richiede “un cambio di rotta”: è tempo di “investire le migliori energie per formare presbiteri e coniugi che si facciano compagni di viaggio dei fidanzati” e “incoraggino a superare le crisi che verranno”.