L’identità non si negozia, ma deve aprirsi al dialogo
Il Papa spiega: “Ciascuno di noi” è ovviamente importante, non è secondario, Infatti ogni dialogo deve “partire dalla propria identità”. Fa un esempio: ”Io non posso fare ecumenismo se non partendo dal mio essere cattolico, e l’altro che fa ecumenismo con me deve farlo da protestante, ortodosso … La propria identità non si negozia, si integra. Il problema delle esagerazioni è che si chiude la propria identità, non ci si apre. L’identità è una ricchezza - culturale, nazionale, storica, artistica - e ogni paese ha la propria, ma va integrata col dialogo. Questo è decisivo: dalla propria identità aprirsi al dialogo per ricevere dalle identità degli altri qualcosa di più grande”.
Preoccupato da sovranismo e populismo
In questo senso, il Papa si dice preoccupato del sovranismo: “È un atteggiamento di isolamento. Sono preoccupato perché si sentono discorsi che assomigliano a quelli di Hitler nel 1934. ‘Prima noi. Noi… noi…’: sono pensieri che fanno paura. Il sovranismo è chiusura. Un paese deve essere sovrano, ma non chiuso. La sovranità va difesa, ma vanno protetti e promossi anche i rapporti con gli altri paesi, con la Comunità europea. Il sovranismo è un’esagerazione che finisce male sempre: porta alle guerre”. Il populismo, poi, è un modo di imporre un atteggiamento che conduce ai sovranismi e non va invece confuso con il “popolarismo” che è cultura del popolo e la possibilità che questo si esprima.
Migranti: prima di tutto il diritto alla vita
Ricevere, accompagnare, promuovere e integrare sono invece i criteri da seguire quando si parla di immigrazione e di accoglienza. Prima di tutto, ribadisce il Papa, c’è il diritto alla vita, “il più importante di tutti”. Bisogna poi sempre ricordare le condizioni di guerra e di fame da cui provengono le persone che fuggono. Allo stesso modo “i governi devono pensare e agire con prudenza”, perché “chi amministra è chiamato a ragionare su quanti migranti si possono accogliere”. Ci possono essere anche soluzioni creative, pensando, per esempio, a quanti Stati hanno carenze di manodopera nel settore agricolo: “Mi hanno raccontato che in un Paese europeo ci sono cittadine semivuote a causa del calo demografico: si potrebbero trasferire lì alcune comunità di migranti, che tra l’altro sarebbero in grado di ravvivare l’economia della zona”.