“Ma il problema non è la tempesta del momento, è in che modo navigare nella vita”. “Il segreto del navigare bene è invitare Gesù a bordo”, la ricetta del Papa: se invitiamo Gesù nella barca della nostra vita, “i venti si calmano e non si fa mai naufragio”. “C’è grande bisogno di gente che sappia consolare, ma non con parole vuote, bensì con parole di vita”, la proposta di Francesco. “Rincuoraci, Signore: consolati da te, saremo veri consolatori per gli altri”, la seconda preghiera. “Vivere la fede a contatto coi bisognosi è importante per tutti noi. Non è un’opzione sociologica, non è la moda di un pontificato”. Sono le parole del Papa dedicate alla povertà come paradigma del cristiano: “Siamo mendicanti di salvezza, fratelli e sorelle di tutti, ma specialmente dei poveri, prediletti dal Signore. Siamo poveri di vita vera e ci serve la mano tesa del Signore, che ci tiri fuori dal male. Questo è l’inizio della fede: svuotarsi dell’orgogliosa convinzione di crederci a posto, capaci, autonomi, e riconoscerci bisognosi di salvezza. La fede cresce in questo clima, un clima a cui ci si adatta stando insieme a quanti non si pongono sul piedistallo, ma hanno bisogno e chiedono aiuto”.
“È il grido strozzato di bambini che non possono venire alla luce, di piccoli che patiscono la fame, di ragazzi abituati al fragore delle bombe anziché agli allegri schiamazzi dei giochi. È il grido di anziani scartati e lasciati soli. È il grido di chi si trova ad affrontare le tempeste della vita senza una presenza amica. È il grido di chi deve fuggire, lasciando la casa e la terra senza la certezza di un approdo. È il grido di intere popolazioni, private pure delle ingenti risorse naturali di cui dispongono. È il grido dei tanti Lazzaro che piangono, mentre pochi epuloni banchettano con quanto per giustizia spetta a tutti”.
“Abbiamo occhi per vedere, orecchie per sentire, mani tese per aiutare?”, incalza il Papa: “Guardiamo alle nostre giornate: tra le molte cose, facciamo qualcosa di gratuito, qualcosa per chi non ha da contraccambiare?”, sono le parole finali: “Tendi la mano a noi, Signore, afferraci. Aiutaci ad amare come ami tu. Insegnaci a lasciare ciò che passa, a rincuorare chi abbiamo accanto, a donare gratuitamente a chi è nel bisogno”, la terza preghiera dell’omelia.