Questo pane necessario non è MIO ma NOSTRO, di tutti e ci rende un’unica famiglia, un unico cuore, un’unica casa per Dio. Così vuole Gesù. Ci insegna a chiederlo non solo per sé stessi, ma per l’intera fraternità del mondo.
Se non si prega in questo modo, il “Padre nostro” cessa di essere una preghiera cristiana. Se Dio è nostro Padre, come possiamo presentarci a Lui senza prenderci per mano?
E se il pane che Lui ci dà ce lo rubiamo tra di noi, come possiamo dirci suoi figli?
Questa preghiera che Gesù ci ha insegnato e ordinato di pregare ogni giorno contiene un atteggiamento di dono, servizio e solidarietà.
Nella mia fame devo sentire la fame dei miei fratelli, e allora pregherò Dio finché la loro richiesta non sarà esaudita. Così Gesù forma la sua Chiesa, a portare a Dio le necessità di tutti: “Siamo tutti tuoi figli, o Padre, abbi pietà di noi!”.
Il Pontefice ci rimprovera che come cristiani abbiamo poca abitudine a condividere e a donare. "Era un pane regalato per l’umanità, e invece è stato mangiato solo da qualcuno: l’amore non può sopportare questo. Il nostro amore non può sopportarlo; e neppure l’amore di Dio può sopportare questo egoismo di non condividere il pane".
Il Santo Padre, poi conclude affermando: Gesù non chiede invocazioni raffinate: tutta l’esistenza umana, “con i suoi problemi più concreti e quotidiani”, può diventare “preghiera”.