La Via Crucis continua «in tanti giovani e famiglie che, assorbite in una spirale di morte a causa della droga, dell’alcol, della prostituzione e della tratta, si trovano privati non solo del futuro ma del presente. E così come furono spartite le tue vesti, Signore, viene spartita e maltrattata la loro dignità».
Prosegue nei giovani «coi volti accigliati che hanno perso la capacità di sognare, di creare e inventare il domani e “vanno in pensione” con la pena della rassegnazione e del conformismo, una delle droghe più consumate nel nostro tempo».
La via della Passione di Gesù è oggi «nel dolore occulto e che fa indignare di quanti, invece di solidarietà, da parte di una società piena di abbondanza, trovano rifiuto, dolore e miseria, e per di più vengono indicati e trattati come portatori e responsabili di ogni male sociale».
E ancora: «Si prolunga nella solitudine rassegnata dei vecchi abbandonati e scartati».
E nei popoli «nativi, spogliati delle loro terre, di radici e cultura, facendo tacere e spegnendo tutta la sapienza che possono offrire».
È nel grido «di nostra madre terra, che è ferita nelle sue viscere dall’inquinamento dell’atmosfera, dalla sterilità dei suoi campi, dalla sporcizia delle sue acque, e che si vede calpestata dal disprezzo e dal consumo impazzito al di là di ogni ragione».
E ancora: «In una società che ha perso la capacità di piangere e di commuoversi di fronte al dolore».
Poi il Papa, come da abitudine pone e si pone delle domande: «E noi, Signore, che cosa facciamo? Come reagiamo di fronte a Gesù che soffre, cammina, emigra nel volto di tanti nostri amici, di tanti sconosciuti che abbiamo imparato a rendere invisibili? E noi, consoliamo e accompagniamo il Signore, indifeso e sofferente, nei più piccoli e abbandonati? Lo aiutiamo a portare il peso della croce, come il Cireneo, facendoci operatori di pace, creatori di alleanze, fermenti di fraternità?».
Francesco esorerta a contemplare «Maria, donna forte. Da Lei vogliamo imparare a rimanere in piedi accanto alla croce. Con la sua stessa decisione e il suo coraggio, senza evasioni o miraggi. Ella seppe accompagnare il dolore di suo Figlio; sostenerlo con lo sguardo e proteggerlo con il cuore. Dolore che soffrì, ma che non la piegò». La Madonna è stata «la donna forte del “sì”, che sostiene e accompagna, protegge e abbraccia. Ella è la grande custode della speranza».
Così Bergoglio invita a imparare «da Maria a dire “sì” alla resistenza forte e costante di tante madri, tanti padri, nonni, che non smettono di sostenere e accompagnare i loro figli e nipoti quando sono “nei guai”». A dire «“sì” alla pazienza testarda e alla creatività di quelli che non si perdono d’animo e ricominciano da capo nelle situazioni in cui sembra che tutto sia perduto, cercando di creare spazi, ambienti familiari, centri di attenzione che siano una mano tesa nella difficoltà».
Così Bergoglio invita a imparare «da Maria a dire “sì” alla resistenza forte e costante di tante madri, tanti padri, nonni, che non smettono di sostenere e accompagnare i loro figli e nipoti quando sono “nei guai”». A dire «“sì” alla pazienza testarda e alla creatività di quelli che non si perdono d’animo e ricominciano da capo nelle situazioni in cui sembra che tutto sia perduto, cercando di creare spazi, ambienti familiari, centri di attenzione che siano una mano tesa nella difficoltà».
Ad accogliere e ospitare «tutti quelli che hanno sofferto l’abbandono, che hanno dovuto lasciare o perdere la loro terra, le radici, la famiglia e il lavoro».
La Chiesa deve essere come la Madre di Dio, favorendo «una cultura capace di accogliere, proteggere, promuovere e integrare; che non stigmatizzi e meno ancora generalizzi con la più assurda e irresponsabile condanna di identificare ogni migrante come portatore di male sociale».