È con questi pensieri nel cuore che auguro a tutti i lettori di “Avvenire” una buona festa dell’Assunta. Fin dalla sua definizione, nel 1950, il dogma non contiene soltanto l’affermazione che ciò che la Chiesa ritiene per Maria è anticipo e promessa di quella che sarà la salvezza integrale di ogni persona. Come disse allora Pio XII in Piazza San Pietro – presenti Alcide De Gasperi e Robert Schuman – l’Assunta ha a che vedere con il bene comune: «Voi, poveri, malati, profughi, prigionieri, perseguitati, braccia senza lavoro e membra senza tetto, sofferenti di ogni genere e di ogni Paese; voi, a cui il soggiorno terreno sembra dar solo lacrime e privazioni, per quanti sforzi si facciano e si debbano fare alfine di venirvi in aiuto, innalzate lo sguardo verso Colei che, prima di voi, percorse le vie della povertà, del disprezzo, dell’esilio, del dolore...».
Sì, in Maria assunta in Cielo ci possiamo riconoscere tutti, a partire dai poveri di ogni tempo, quelli del difficile periodo successivo al secondo conflitto mondiale e quelli di ogni generazione, compresa la nostra.
Sotto la sua materna intercessione poniamo con fiducia le sorti del nostro amato Paese.
Da Avvenire