Maria, dice Francesco, “non si è mai presentata come co-redentrice. No, discepola”
La celebrazione di oggi, i testi biblici che abbiamo ascoltato, e l’immagine di Nostra Signora di Guadalupe che ci ricorda il Nican mopohua, mi suggeriscono tre aggettivi per lei: signora-donna, madre e meticcia.
Maria è donna. È donna, è signora, come dice il Nican mapohua. Donna con la signoria di donna. Si presenta come donna, e si presenta con un messaggio di un altro ancora, ossia è donna, signora e discepola. A sant’Ignazio piaceva chiamarla Nostra Signora. Ed è così semplice, non pretende altro: è donna, discepola.
La pietà cristiana nel corso dei tempi ha sempre cercato di lodarla con nuovi titoli: erano titoli filiali, titoli dell’amore del popolo di Dio, ma che non toccavano in nulla questo essere donna-discepola.
San Bernardo ci diceva che quando parliamo di Maria non bastano mai la lode, i titoli di lode, ma non toccano per nulla questo suo umile discepolato. Discepola. Fedele al suo Maestro, che è suo Figlio, l’unico Redentore, non ha mai voluto prendere per sé qualcosa di suo Figlio. Non si è mai presentata come co-redentrice. No, discepola.
E c’è un Santo Padre che dice in giro che è più degno il discepolato della maternità. Questioni di teologi, ma discepola. Non ha mai rubato per sé nulla di suo Figlio, lo ha servito perché è madre, dà la vita nella pienezza dei tempi a questo Figlio nato da una donna.
Maria è Madre nostra, è Madre dei nostri popoli, è Madre di tutti noi, è Madre della Chiesa, ma è anche immagine della Chiesa. Ed è Madre del nostro cuore, della nostra anima. C’è un Santo Padre che dice che ciò che si dice di Maria si può dire, a suo modo, della Chiesa, e, a suo modo, dell’anima nostra. Perché la Chiesa è femminile e la nostra anima ha questa capacità di ricevere da Dio la grazia e, in un certo senso, i Padri la vedevano come femminile. Non possiamo pensare la Chiesa senza questo principio mariano che si estende.